13 mar 2021

La marcia femminile nella storia e la 50 km

Lunedì 8 marzo ricorreva la Festa della Donna, che esiste per combattere tutte le forme di disuguaglianza e, soprattutto, di violenza nei confronti delle donne. La storia dell’atletica leggera nel Novecento è stata ricca di casi di disuguaglianza di genere. Per quanto riguarda la marcia, le differenze tra uomini e donne sono state abissali e, in questi ultimi anni, nel nome della parità di genere è stata presa la decisione di rimuovere la 50 km dalle competizioni ufficiali.

George Larner, vincitore
di due ori alle Olimpiadi
del 1908
La marcia alle Olimpiadi è stata introdotta nel 1908. Le due prove erano molto diverse da quelle che ci sono oggi: la 3.500 m e la 10.000 m, con tanto di batterie, proprio come nel mezzofondo. Le distanze di gara si sono poi evolute con il tempo, fino ad arrivare a quelle standard. Questi discorsi valgono solo per la categoria maschile, poiché le donne non hanno avuto la possibilità di praticare la marcia fino agli anni ’70.

La prima Coppa del Mondo aperta alle donne risale all’edizione del 1975 tenutasi a Le Grand-Quevilly, in Francia, dove la distanza di gara era la 5 km, ridottissima rispetto alle già affermate gare maschili (20 e 50 km). Nel 1983 la gara diventa di 10 km, ma alle donne non saranno dedicate gare di marcia ai Campionati Mondiali di atletica fino all’edizione di Roma nel 1987. Un anno storico è il 1992: ai Giochi Olimpici di Barcellona viene introdotta la prova femminile sulla distanza di 10 km, che verrà definitivamente sostituita in tutte le competizioni dalla 20 km tra il 1999 (sia in Coppa del Mondo che ai Campionati del Mondo) e il 2000 (Olimpiadi di Sydney). Le distanza per le donne rimane unica ancora per più 15 anni, fino alla prima partecipazione in una 50 km della statunitense Erin Talcott in Coppa del Mondo a Roma nel 2016. La distanza viene ufficialmente inserita in Coppa del Mondo nel 2018 e, successivamente, anche in Coppa Europa ad Alytus e ai Mondiali di Doha nel 2019.

Erin Talcott, la prima cinquantista
Tutti si aspettano un inserimento definitivo della 50 km femminile nel programma olimpico, magari già da Tokyo, ma succede tutt’altro: l’annuncio della rimozione della distanza anche a livello maschile sconvolge tutto il mondo della marcia. Una delle scuse è proprio quella della parità di genere: secondo molti dirigenti dei vertici sportivi, 50 km sono troppi per una donna, mostrando di ignorare i risultati enormi che le 50iste stavano registrando (Liu Hong ed Eleonora Giorgi, per fare due nomi).

Ci sarà una prova accorciata per entrambi i generi, probabilmente 35 km, un po’ amari per tutti, sia per coloro che ripensano, nostalgici, alla storia quasi centenaria della 50 km, sia per chi sa benissimo che all’aumentare della distanza la differenza di prestazioni tra uomini e donne si assottiglia e che esistono “donne 20iste” e “donne 50iste”, proprio come al maschile.

Non ci rimane altro che goderci queste ultime 50 km e le prestazioni dei loro grandi protagonisti che ne hanno scritto la storia, tra cui Jesus Angel García, Yohann Diniz e Matej Toth che, forse, dopo Tokyo verseranno qualche lacrima sapendo di essere la fine di un’era.

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